M'esplode ne gli occhi l'alone che vivido pulsa roteando d'intorno al lampione.
Cieco, in gola muoiono le lacrime; un grido strozzato di selva squarcia in croci di carta il pensier mio e l'anima: cupa s'abbandona.
E se le foglie muoiono e arse di luce, distese in strada si mescono come folla in preda al delirio, dimmi, anch'io? Dimmi, m'uccide, può quel lampione, appeso d'un grigio e giallo di grano bagliore? Può farlo?
Già l'odo.
Suon di Natura m'afferra e sbalza laddove tutto svanisce; in un tiepido e fulgido languore di volti e luoghi e mondi e sordidi fiumi che scorrono in circolo, d'un cerchio eterno, che, paiono, al mio cuore, in languida ed effimera luce sfociare, smembrando la vista e l'intelletto.
E nulla vi è più; sicuro nel buio avanzo e guardo quel traliccio di pensiero che emana, d'intorno l'ultimo mio stupido sogno.
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